I tarocchi hanno origine nei modelli più profondi dell’inconscio collettivo.
I tarocchi sono una strada per la conoscenza di noi stessi, un viaggio nella profondità dell’essere umano. Gli Arcani maggiori o Trionfi o Atouts, sono le esperienze silenziose che incontriamo nella nostra vita fino alla realizzazione completa del perfetto uomo alchemico.
I tarocchi, con i suoi arcani maggiori o Trionfi, potrebbero essere il residuo dell’autentica esposizione simbolica delle convinzioni di gruppi eretici quali i catari e i bogomili, o altre sette dualistiche che influenzarono fortemente gli ambienti aristocratici italiani e francesi del 1300-1400.
L’inquisizione fece tabula rasa di queste correnti e non è praticamente sopravvissuto nulla di quelle teorie tranne la forte connotazione della reincarnazione che traspare dalla processione delle lame. Infatti in Spagna dove l’inquisizione fu più dura, appaiono gli arcani minori ma mai i Trionfi.
Nell’insieme i Trionfi ricordano un assemblaggio delle conoscenze rinascimentali e della riscoperta di Plotino e del platonismo con qualche addentellato della pittura medioevale fiamminga (per esempio il Bosch con il bagatto e il matto).
Comunque sia, la meditazione sulle lame attiva l’intuito umano e per questa ragione costituiscono un esercizio insostituibile non solo per chi si occupa di psiche umana ma anche per l’uomo comune.
In particolare le lame degli Arcani maggiori del mazzo detto “Visconti- Sforza”, cioè il più antico e in subordine quello detto “Marsigliese” sono particolarmente adatte alla meditazione perché ci offrono una storia figurata apparentemente semplice che tuttavia imprime forti connotazioni emozionali e differenti messaggi subliminali.
I tarocchi ci insegnano a immaginare e intuire nel modo giusto entrando in sincronia con ciò che è reale. Il linguaggio dei tarocchi è quello del sogno e della malattia psicosomatica cioè il linguaggio in parte perduto e celato dei simboli. La lettura dei tarocchi è solo un esercizio. Ma quale esercizio!
Il tarocco non deve essere divinatorio ma terapeutico, non deve predire il futuro, ma il presente, il che è lo stesso. Denaro, salute e amore sono i soliti argomenti che vengono trattati, ma, come dice Jodorowsky, c’è un altro argomento ancora più importante: se stessi.
Adoperare gli arcani maggiori per giocare a carte o per formulare domande sul futuro significa degradare lo scopo originario. Essi meritano una lunga e silenziosa contemplazione.
Non è un caso che anche alcune persone che leggono i tarocchi a fini consultivi, si concentrano e pregano prima di leggerli.
Contemplazione che è stata modificata in parte e in parte arricchita dalle culture con cui i tarocchi sono venuti incontro.
Per esempio nel 1700 essi sono stati in parte modificati e in parte appesantiti dall’interesse e dalla riscoperta che l’epoca ebbe per l’alchimia, la kabbala e l’esoterismo orientale compresa l’astrologia.
Il fatto che gli arcani maggiori siano stati ridotti in tempi relativamente recenti a 22 li mette in connessione con l’ambiente cabalistico ebraico perché 22 sono le lettere dell’alfabeto ebraico e 22 sono i sentieri possibile fra le 10 sefiroth della kabbala.
Basti pensare ai nomi di Papus, Eliphas Levi, Stanislas de Guaita e il suo allievo Oswald Wirth e ai mazzi di tarocchi da loro proposti o consigliati.
Un altro concetto meditativo sulle lame dei tarocchi lo si può prendere in prestito dal mondo indiano.
Mentre nei tantra indù il concetto di potere (sakti), costituisce il centro dell’interesse, nel buddismo tale centro è la prajna, cioè la conoscenza, la saggezza.
Perché per il buddista la sakti è maya, cioè la potenza è mera illusione e solo la conoscenza reale può salvarci.
Il lama Govinda però ci dice che i Tantra riportano sulla terra dalle astratte regioni dell’intelletto speculativo, l’esperienza religiosa rivestendola di sangue e carne non per secolarizzarla ma per realizzarla effettivamente.
Divenendo consci di queste forze, ne possiamo diventare padroni perché finché queste forze restano addormentate in noi non potremo accedere ad esse.
Quindi è importante proiettarle nella sfera del visibile sotto forma di immagini.
Questo avviene con tutti i mandala tradizionali, con gli yantra e con la meditazione sulle immagini più antiche dei tarocchi.
Maurizio Cusani