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La MORTE

L’Appeso La Temperanza
13_morteolio su tela
100 x 150

È una carta molto dura. È difficile dover perdere il proprio ego. È segno della morte iniziatica e quindi inizio del rinnovamento. Lo scheletro ha ossa non veramente bianche ma rosate-gialle perché indica umanità, compassione. Le teste mantengono la loro espressione come se rimanessero vive. I volti non hanno perso la loro grazia e come le mani e i piedi sembrano stiano uscendo da terra. Le teste tagliate sono serene e sorridono perché sono recise dai legami materiali. Tutto cambia forma ma non può essere distrutto. È una carta di trasformazione e rinnovamento. Bisogna morire prima di morire, infatti. Iniziato del resto significa morituro. Ed è necessario morire durante la vita per vivere eternamente. Il vero saggio cerca di morire ogni giorno nelle sue vanità per vivere meglio. Non è necessario un ascetismo sterile ma è necessario morire a se stesso ogni giorno pur vivendo con gli altri. È l’opera in nero alchemica. Le teste recise guardano verso punti diversi perché nella morte si è soli. La morte è l’agente livellante ed è un monito per tutti del nostro eguale destino ed è simbolo inevitabile di trasformazione. La morte è la fase essenziale dell’iniziazione, perché bisogno morire a sé per avere nuova vita e l’iniziato è il morituro. Qui è tutto smembrato. Le vecchie idee (le teste), le vecchie azioni (mani), le vecchie abitudini (piedi) sono tagliati via. C’è un rinnovamento in corso. Ma è lento. Trasformazione lenta. È la fase alchemica della dissoluzione dell’umanità. Il falciare evidenzia la fatica del lavoro umano e l’apparente ingiustizia del suo compito che falcia tutti, coronati o no, giusti o ingiusti.